sabato, Novembre 23, 2024
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Lucky con “Onda Latina” tra Italia e Cuba

Lucky con “Onda Latina” tra Italia e Cuba. Lucky, all’anagrafe Gianluca Giorgini, è un cantautore e produttore italiano che, negli anni ’90, ha scoperto Cuba. Là ha trovato l’amore, la sua dimensione spirituale (è sacerdote Ifà, la categoria più alta della religione Yoruba), praticamente la sua seconda casa.

Lucky però non ha mai dimenticato la sua cultura italiana e, in effetti, persino l’ultimo brano con cui ci ha fatto ballare quest’estate, Onda Latina, ha confermato l’amore per il suo paese d’origine. Ce lo racconta lui stesso anche in questa intervista, dove emerge tutta la sua straordinaria empatia e sensibilità verso temi delicati, nonché il suo approccio alla vita, un po’ mistico e un po’ filosofico.

Ti senti più italiano o cubano?

Mi definirei cittadino del mondo: mi sento tanto italiano quanto cubano. Credo che ciascuno di noi si trasformi nella cultura da cui viene accolto e che sente appartenergli. Anche nella composizione di un brano mi lascio trasportare da quel che suggerisce il luogo che in quel momento può raccontare meglio il mio animo.

Onda latina è una chiara dichiarazione d’amore per Cuba, che si esprime in quella voglia di ballare.

Ci sono featuring interessanti: artisti cubani come Christian & Rey, Edesio e Cristian Alejandro, ma anche italiani quali Elvino Echeoni, la Little Tony Family.

Tutto ha sempre un motivo d’essere. Solo dopo che ci siamo incontrati per questo brano, ho scoperto che Elvino aveva scolpito una statua per Padre Biagio, lo stesso che mi aveva battezzato. Così come mio zio condivideva con Little Tony la passione per la moto. Io credo che una mano dall’alto mi abbia voluto prendere e accompagnarmi per tornare alle mie radici. Secondo me quella mano aveva una sorta di missione: farmi riappropriare della mia vita originaria, coniugandola con quella cubana.

Lucky
Lucky – live

Questa tua passione per altre culture e altre religioni ha mai incontrato difficoltà?

La prima cosa che ho imparato è il rispetto per le idee di tutti, che si trasforma in una voglia di ascolto e dialogo. Certo, non tutte le scelte diverse all’inizio sono facili da comprendere, ma quando chi ti sta intorno vede che stai bene con quello che hai, nessuna di queste persone avrà mai motivi per metterti bastoni tra le ruote. La cosa curiosa è che undici anni fa, quando diventai sacerdote, in tanti mi dissero: lascia stare tutto e dedicati alla musica. Ma io fino a quel momento ero sempre stato solo produttore, non avevo mai interpretato nulla! Evidentemente è stato un modo per scoprire anche questo talento.

E la musica come si rapporta con questa tua vita religiosa?

Partiamo da quello che è la religione. Che si chiami Dio, Ifà, Oirola (che poi è San Francesco d’Assisi), Allah o in qualunque modo, sicuramente c’è qualcosa. Ho trovato troppe “coincidenze” per non credere che sia così. Ecco, la forza della musica è anche quella di saper fare ritrovare tutti sotto un’unica grande anima, a prescindere dal proprio Credo. Quindi sicuramente la musica mi aiuta a comunicare e a far esprimere al meglio anche questo mio lato.

Insomma la musica riesce a fare quello che talvolta non riesce a fare nemmeno la politica: supera ogni barriera.

La musica da sempre è un mezzo di trasmissione, in tutte le epoche e per tutti i popoli. Se Putin ascoltasse un po’ di musica non gli farebbe male: dovremmo tutti ballare e dedicarci alla musica per riuscire a percepire la sensibilità altrui andando oltre ogni egoismo.

Nel 2022, dopo tanti tormentoni latino americani, c’era ancora così bisogno di una nuova Onda latina?

Sì, proprio perché siamo un popolo che non ha ancora capito che dovremmo tornare alle nostre radici per stare meglio, ripristinando certi ritmi e riscoprendo noi stessi. L’Italia vuole sempre andare oltre a quello che è ma non sa capire quanto vale e per questo è in continua ricerca di stimoli esterni. Napoli ha grande fascino proprio per il mare e la musica, ma non sappiamo mai riconoscere abbastanza il nostro potenziale, la felicità intrinseca. Abbiamo bisogno di evadere. Dalla Lambada, che fu l’inizio di questi ritmi che arrivavano dal Brasile, sono trascorsi più di 30 anni: per ballare con quel trasporto emotivo abbiamo ancora bisogno di guardare altrove rispetto all’Italia.

Lucky: con Onda Latina ho voluto riconoscere il mio essere Italiano e Cubano

Cuba, per te, significa vita sotto ogni punto di vista. Tua moglie, Yolena Alonso, è un’artista cubana: ci racconti cosa rappresenta per te l’amore con lei?

Significa tantissimo, perché condividiamo, oltre alla nostra vita privata, anche buona parte del percorso artistico. Yolena viveva in Germania; quando feci la mia prima canzone, il mio produttore mi disse di farla sentire anche a lei. La colpii: mi chiamò sostenendo che quel pezzo fosse geniale. Così ci conoscemmo e creammo un teatro a Cuba, l’Arco di Belen, nell’Havana Vecchia. Trasformammo un vecchio cinema in una sala concerto e in un teatro e da quel momento portiamo avanti una politica culturale e sociale molto interessante.

Però lavorate anche separatamente.

Certo, anzi, ti dirò di più: all’inizio lei probabilmente era anche imbarazzata dalla mia cultura musicale, arrivando lei da una famiglia importante di musica cubana. Ultimamente ho avuto anche riconoscimenti dalla sua famiglia per la mia passione musicale: è stata dura all’inizio, ma è un gran risultato. E su alcune cose non posso negare che la pensiamo agli antipodi. Per esempio, lei fa uno spettacolo che si intitola Besame mucho; siccome il romanticismo è finito, io vorrei fare un pezzo dal titolo Besame poco. Non c’è dubbio: riuscire a mettere insieme più teste artistiche non è facile.

Che sensazioni provi ad ascoltare alla radio la tua Onda Latina?

Sono orgoglioso: lì ci sono Cuba e Italia insieme. Credo sia un pezzo che si ascolta piacevolmente.  Elvino Echeoni non voleva cantare, arrivando dal pianobar. Alla fine invece si sono fidati tutti di me: ho fatto quello che volevo con la musica e coi personaggi che volevo. Ora sono tutti soddisfatti e io con loro.

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