Gianna Nannini ha scelto di lasciarsi ritrarre, è il caso di dirlo proprio, in questo biopic che e ci riappacifica di tanta finta imperfezione celebrata restituendo al telespettatore una sensazione di impotenza.
Sei Nell’anima arriva dritta come un cazzotto nello stomaco, proprio come è successo ad ognuno di noi quando ha sentito per la prima volta quel brano. La dipendenza, l’impossibilità di rinunciare ad un atteggiamento evitante in una relazione importante, la malattia mentale, il successo, la condanna del bisogno di comunicare! Fin quando non siamo stati di fronte alla sua storia vera, riproposta attraverso le tappe che l’hanno portata al successo, non abbiamo mai capito quanto fosse stata importante Gianna Nannini nella storia del costume italiano. E proprio in giorni complicati per il jet-set, in cui è stato messo sotto accusa uno dei volti più autorevoli delle storia dell’editoria e dell’imprenditoria musicale, la Gianna nazionale ci sbatte in faccia tutta la sua verità. Non ha accusato nessuno di averla manipolata, di averle imposto silenzio sulla sua sessualità, di averla relegata ad un determinato tipo di immagine. Ha scelto di raccontare come questo ha agito su di lei, come lei è arrivata a pretendere così tanto da sé stessa. La figura di Mara Maionchi non è stata santificata né demonizzata, così come tutto quello che c’è dietro alla nascita di una grande artista, che è in quale modo (prima o poi) obbligata a indossare una immagine, dei panni, e confezionare una hit!
Gianna Nannini: ecco perché è così bella!
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Guardando le ultime proposte nella serialitá televisiva e sul piccolo schermo ci si rende conto di una schiacciante verità che (indifferentemente al maschile ed al femminile) ci consegna un popolo di telespettatori impotenti di fronte ai modelli proposti. Un recente esempio su tutti: per raccontare una 40enne in crisi con l’età che avanza, il fallimento di un matrimonio ed il severo giudizio del popolo degli haters, si sceglie Anne Hathaway! Anne Hathaway, praticamente non una donna, ma un esempio geneticamente modificato sulla totale impossibilità di invecchiare. “The Idea Of You” è un Notting Hill 2.0, gradevole ed a tratti ipnotico! Ma certo è davvero difficile immedesimarsi nella crisi di mezza età della protagonista spaventata dalla legge di gravità davanti allo specchio. Il fascino irresistibile della Nannini interpretata da Letizia Toni (nonostante sia anche lei stessa un esempio di perfezione estetica e carismatica al 101%) è assolutamente credibile. La sua fragilità esce dal piccolo schermo e si lascia toccare. Non importa quale sia il padre che abbiamo avuto, il sogno che abbiamo coltivato, il paese da cui siamo scappati, l’amore che ci ha salvati: tutti possiamo immedesimarci, invece, in questa imperfetta donna di successo capace di spaccare e scandalizzare totalmente l’opinione pubblica cantando dell’autoerotismo femminile, e allo stesso tempo masturbando il microfono con cui cantava, affidandogli letteralmente la funzione di un pene! Impossibile non pensare quanto sia stato facile innamorarsi di Gianna Nannini, per chi le ha vissuto intorno in quegli anni tormentati, mentre costruiva una delle storia più solide del cantautorato italiano! Siamo con il fiato sospeso quando è sul palco del Festivalbar e rivede i suoi mostri, le allucinazioni visive e la droga da cui si è lasciata sedurre! La band che fa un giro armonico in più, la aspetta, e lei che parte! È il 1984, Fotoromanza vince il Festivalbar, ed il suo “ti telefono o no, mi telefoni o no chissà chi vincerà” segna l’inizio di una serie infiniti di successi… e di un nuovo modo di interpretare la donna nella musica!
Da Fotoromanza a Sei Nell’Anima: parabola di un successo inevitabile
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Fotoromanza, 1984. Che facile sarebbe stato lasciare tutta la storia ad un punto introduttivo, e poi raccontare l’apologia di un successo inevitabile. Invece laddove il successo parte con un biglietto di sola andata, la storia di Netflix si ferma. Come a dire: da qui in poi parla solo la musica, e quello che ha voluto dire ognuna di queste canzoni in ognuno di voi. Da qui in poi la sua storia e le sue fragilità, non servono più al telespettatore. O più semplicemente, da qui in poi “Cazzi Miei”, come ha scelto di intitolare l’auto biografia su cui si basa questo biopic! Onore al merito alla regia e alla visione d’insieme di Cinzia Th Torrini, che ha diretto questa perla per la tv! Ed onore a Gianna Nannini, che non ha avuto paura di vivere la sua vita, come voleva, senza finzioni (negli anni 70 e 80, non oggi) e senza vergogna. Onore a lei, che non ha mai avuto bisogno di fare coming out e, quindi, neppure di accusare nessuno di averle imposto un’altra identità. Sei davvero nell’anima, Gianna (ed anche Letizia Toni è tantissimo nell’anima)!